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AMEDEO SALA, CONVITTORE DAL 1936 AL 1942: BIOGRAFIA E IL SUO RACCONTO “NATALI DI UN VAGABONDO”. LA SUA TRADUZIONE DE’ “I NAUFRAGHI DEL BARK AUSTRO-UNGARICO ‘STEFANO’ ALLA COSTA NORD-OVEST DELL’AUSTRALIA”, DI STEFANO SCURLA, 1875.

AMEDEO SALA, CONVITTORE DAL 1936 AL 1942: BIOGRAFIA E IL SUO RACCONTO “NATALI DI UN VAGABONDO”. LA SUA TRADUZIONE DE’ “I NAUFRAGHI DEL BARK AUSTRO-UNGARICO ‘STEFANO’ ALLA COSTA NORD-OVEST DELL’AUSTRALIA”, DI STEFANO SCURLA, 1875.

Avremmo voluto riproporre il lungo racconto di Amedeo Sala quest’estate, diciamo come lettura “vacanziera”, malgrado alcuni suoi aspetti tutt’altro che “ricreativi”; d’altronde, in spiaggia o sui prati di montagna c’è chi legge l’ultimo di Dan Brown o di Nicola La Gioia, ma c’è anche chi legge, per esempio, “Alla ricerca del tempo perduto” di Proust, “Opus Pistorum” di Miller, “I Malavoglia” di Verga o, ancora, ponderosi libri di saggistica informatica o della comunicazione.

In verità, ci eravamo sempre chiesti da dove il compianto Piergiulio Cristofaro avesse tratto queste pagine, pubblicandole in un suo post, ma, al solito, è bastato prestare più attenzione ai commenti del post per imbattersi nella segnalazione del sito di cose istriane, da cui, evidentemente, Piergiulio lo aveva tratto. È però un vero peccato che la Lisa che lo segnalava si sia affacciata nel sito soltanto in quell’occasione, ormai nel 2008, pur lasciando queste bellissime parole:

“Senza voler togliere niente alla leggerezza e alla gioia di vivere che traspare dai messaggi dei più giovani, sarebbe bello vedere che questo sito viene utilizzato anche per riflessioni e spunti. Mi sembra di interpretare che molti iscritti, miei coevi, che visitano frequentemente il forum, preferiscano tacere e non coinvolgersi. Non credo che si tratti solo di curiosità, cioè voler sapere qualcosa degli altri e non raccontare niente di sè. Forse non ci si espone per pudore, perchè magari si ritiene che la vita abbia continuato a non esser generosa con noi e si prova imbarazzo ad ammettere che spesso si ripensa ancora ai tempi lontani. Per chi, come noi ha lottato, la differenza non sta nel sentirsi ‘vincitori’ o ‘vinti’, ma vicini od estranei a quanto vissuto insieme.”

E anche Lisa ha preferito tacere subito e non coinvolgersi, ahimè! E continua ad essere un vero peccato che i più giovani non frequentino più questo nostro sito, a meno che – ecco! – non siano anche e soprattutto loro a partecipare alle centinaia di accessi agli articoli delle Curiosità storiche…! Magari….! Partecipando anche noi ai loro gruppi su FaceBook, ogni tanto proviamo a spronarli ad entrare nel sito, che è di tutte le ex convittrici e di tutti gli ex convittori di Spoleto e Pescara, ma non sappiamo con quale risultato.

Amedeo Filiberto Sala Spina f.1(f.1) – questo il suo nome completo – entrò in convitto ad ottobre 1936 e ne uscì ai primi del 1942, quando il convitto fu chiuso a causa della guerra. Dalla sua testimonianza, apprendiamo che non gli rimase un buon ricordo dell’esperienza in convitto: ancora oggi, sono molti, dei decenni successivi e almeno fino agli anni 70, a ritenere quella disciplina “senza cuore”. Di certo, ad aggravare il suo scoramento si aggiunsero le molestie sessuali dei compagni più grandi e di qualche adulto, tanto che fu così che Amedeo imparò “ad odiare il mondo”. Apprendiamo, però, anche del suo animo sensibile, attratto dal mare, dalla profondità del firmamento e dalla luce stellare, a Spoleto come poi nelle sue esperienze nell’emisfero australe, quando, nel 1950, si trasferì in Australia, dove potè esprimer le sue qualità di scienziato, ricercatore, inventore e cultore di memorie istriane f.2(f.2). Veniamo a conoscenza di tutto ciò attraverso una lettura incrociata del suo racconto “Natali di un vagabondo”, che qui ripresentiamo nella veste e coi commenti datigli da Piergiulio Cristofaro, e della sua “Biografia”, che poi è un’autobiografia a tutti gli effetti, contenuta nel sito istriano (scarica pdf della “Biografia” e dei “Natali di un vagabondo”). Notevole interesse biografico ha anche un articolo del 2015 su Il Giornale.it, “Gli esuli in Australia: Amedeo Sala”, che contiene alcune sue immagini giovanili, (scarica pdf articolo “Gli esuli in Australia: Amedeo Sala”).

Corrediamo il tutto con una specie di chicca, cioè con la sua traduzione del manoscritto ottocentesco “I Naufraghi del bark austro-ungarico ‘Stefano’ alla costa nord-ovest dell’Australia”, di Padre Stefano Scurla (scarica pdf de “I Naufraghi”).

Desideriamo tornare per un momento ai “Natali di un vagabondo” per evidenziare l’episodio dell’incontro con Luigi Leone, suo compagno di convitto col fratello Mario, in occasione del ritorno di Amedeo a Spoleto: gustoso il ritratto del generale Rubino e altrettanto, anche se amaro, quello della figlia. Qualche pagina dopo, gustosa è anche la rievocazione della Festa degli Alberi, con il commento a proposito dell’assenza dei gerarchi e dei figli dei ricchi in quell’occasione e con la perdita da parte del convittore Amedeo Sala della sua giacca dell’uniforme estiva, pagata nelle modalità che leggerete o rileggerete… Drammatica è infine la rievocazione della guerra, con il bombardamento di Zara.

Dunque, come è stato per Boyer, i fratelli Fragasso, il grecista Emilio Pozzi e altri, abbiamo voluto cogliere occasione e pretesto per conoscere meglio un nostro compagno di convitto di qualche tempo fa. Ci sarà senz’altro occasione per conoscerne ancora altri e per conoscere e approfondire diversi altri argomenti. Buona lettura e (ma l’invito è scontato!) non fate mancare i vostri commenti!

[Roberto Quirino]

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