LA MAMMA DI UN CONVITTORE SCRIVE A MIKE BONGIORNO, anno 1960

 

La vedovanza e l'”orfanaggio” hanno costituito, fino a qualche decennio fa, delle vere e proprie condizoni e categorie sociali. Noi convittori indirizzavamo le nostre lettere alle mamme, specificando, oltre al loro nome da nubili, quello da sposate, preceduto dal titolo “ved.”. Meno frequenti i vedovi, per i quali, ovviamente, non c’era biSogno di ulteriore specifica … La vedovanza aveva spesso conseguenze e risvolti decisamente drammatici, in un’Italia che ancora sopportava le conseguenze della seconda guerra mondiale: la solitudine e lo scoramento per la perdita degli affetti, del supporto morale e lavorativo costituito dal compagno di una vita, spesso piuttosto breve,  si accompagnavano all’improvvisa caduta nella povertà, nell’indigenza, alle difficoltà o impossibilità a trovare lavoro. In quell’Italia, però, iniziavano ad affacciarsi quegli strumenti d’informazione e d’intrattenimento, la cui presenza è ora pervasiva ed invasiva. La televisipne iniziò ufficialmente le sue trasmissioni, correggetemi se sbaglio, nel 1954, e già in quei primi anni ne fu protagonista un giovanotto biondo, di cultura e modi americanizzanti, le cui caratteristiche, qualche anno dopo, ispirarono ad un illustre semiologo, Umberto Eco, un breve saggio, acuto e divertente: Fenomenologia di Mike Bongiorno. E’ proprio a lui che nel 1960, o nei primi del ’61, scrive la mamma di un nostro compagno di convitto, aiutata dal personale della scuola in cui aveva insegnato suo marito, morto cinque anni prima. Attenzione però: la signora non scrive per comparire in televisione, ma affinché la televisione gli faccia vedere il figlio lontano, ospite del convitto di Spoleto, città in cui doveva svolgersi una puntata di Campanile Sera. Dolore e riserbo avevano ancora nel privato la loro naturale dimensione e la televisione italiana, pur fra tante contraddizioni e ipocrisie, avrebbe conservato ancora per qualche decennio un ruolo importante di mezzo d’informazione e di divulgazione culturale.
Qualcuno ricorda quella puntata di Campanile Sera del 1960 o, al più, del 1961? Anche in questo caso, abbiamo ritenuto opportuno cancellare nomi di persona e di luogo. Se qualcuno dovesse riconoscersi nell’episodio e non ne gradisse la divulgazione, saremo pronti a rimuovere il tutto dal sito; se, invece, fosse positivamente stimolato, gradiremmo un suo intervento o un suo commento. La nostra intenzione, anche in questo caso, è solo quella di rinsaldare e rendere operanti, tramite questa cosa straordinaria che è la Rete, valori di amicizia, di fraternità e di condivisione.

Roberto Quirino

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